• Fabula Rasa

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25/05/2005 - BELLA DA MORIRE (2005)
“Bella da morire…” dà voce e corpo a donne che lottano in contesti di guerra, povertà e violenza, con gesti ed azioni ora quotidiani, ora straordinari.

L’input nasce dalle esperienze delle donne della Resistenza al fascismo, in particolare dalla figura di Genoeffa Cervi, madre di sette figli fucilati, simbolo di un dolore indicibile, come di un’indicibile forza e attività rivolta al bene collettivo.

E’ lei il cuore pulsante dello spettacolo che dall’abbraccio iniziale dona il ritmo e porge voce alle donne “resistenti” che prendono vita in un continuum di esperienze senza limiti di tempo né di collocazione geografica. In scena cinque attrici e i musicisti che tessono un ordito che non solo accompagna, ma “lega, contiene e protegge la vita delle donne… segna, disegna e unisce i corpi con la dimensione spirituale.

Le voci di strumenti delle più varie origini, dal santur iraniano alle percussioni africane, affiancati a violino contrabbasso e fisarmonica creano atmosfere mediterranee che si mescolano a paesaggi sonori sudamericani mantenendo un dialogo intimo coi personaggi che pare si moltiplichino evocando esperienze e vicende di innumerevoli donne, sempre diverse e sempre uguali. Partitura quindi per suoni, voci e corpi in movimento, lo spettacolo interroga e si interroga: “L’inferno esiste, è vicino, dietro una porta…Cosa può fare una madre?…A che serve la voce di una donna?”

Come sottolineava Ada Gobetti:“…ogni epoca della storia ha la propria carica di giovinezza (la Resistenza) che si può esprimere in forme e aspetti completamente diversi, ma avrà sempre uno stesso impeto creatore e rinnovatore.”

Contadine, intellettuali, donne senza diritto alla terra, emigrate, madri, figlie, mogli sono vittime di guerra e protagoniste di resistenza fin dai tempi antichi. Un dolore che non ammette passività o accettazione e non concede riposo alla lotta delle donne. “Bella da morire...è ogni essere umano, ogni donna che sa di essere ciò che sogna, consapevole che ognuno di noi diventa ciò che sogna”.

Le voci dei personaggi, come degli strumenti musicali invitano a sentire quanto sottile sia la linea tra vita e morte, tra rassegnazione e ribellione, tra un futuro oscuro e un domani nuovo, diverso, dove violenza e sopraffazione non abbiano diritto di cittadinanza.

Come ogni madre sa, come mamma Cervi ci ricorda, non ci si può arrendere, né fermare, ma solamente “andare avanti, per tutti i figli che ci sono al mondo.”